sabato 7 giugno 2008

I...vinti! Se i citttadini, non ti seguono,non ti votano,non sono sciocchi

Questa volta voglio utilizzare lo spazio concessomi per “sparigliare le carte”, come si suole dire. Nell’ intervento di settimana scorsa, parlando del livello della politica nella nostra città, avevo scritto:” Quando i lettori leggeranno queste righe, sapremo i risultato del Referendum sul silos di Piazza Vittorio Emanuele. Saremo in piena zuffa e confusione, perché, statene certi, comunque vada ci saranno solo vincitori e nessun perdente. Saranno scontenti tutti e di nuovo gli uni contro gli altri armati.” Non che occorressero particolari doti profetiche per capirlo, ma la conferma che i commenti prima, e il consiglio comunale di Martedì 27 poi hanno dato di quelle affermazioni, getta nello sconforto.
Partiamo dai risultati: il numero totale degli aventi diritto era di poco più di 60.000 cittadini, con un quorum del 33%. Hanno votato per il referendum in 5.695, pari all’8,69. I “sì” sono stati 662, i “no” 5.019. La stampa ha parlato ovviamente di flop, di sconfitta dalle proporzioni inattese, qualche giornalista brillante ha messo in evidenza che se tremila firme furono raccolte a suo tempo per promuovere questo referendum, probabilmente nemmeno i familiari sono stati convinti a partecipare, per non parlare di amici e conoscenti!
Eminenti cittadini sono intervenuti a favore del voto, soprattutto a favore del “no”. La maggioranza, diciamocelo, sembrava in stato confusionale: qualcuno invitava a votare sì, qualcuno a votare no... Fatta la dovuta eccezione per il collega Lattuada con Azione Giovani, che hanno preso una posizione decisa per l’astensione con argomentazioni chiare.
Così come per quanto ci riguarda, la posizione ufficiale del Partito Democratico è stata ben definita e senza timori: “Non partecipiamo al voto: maggioranza inefficiente, referendum strumentale”.
Visto com’è andata, le parole che a referendum avvenuto riassumevano obiettivamente e senza troppe tortuosità la situazione in essere le abbiamo lette da Azione Giovani: “ Le regole del gioco erano chiare sin dall'inizio: c'è un quorum da superare e ci sono tre opzioni di voto favorevole, contrario e l'astensione. Secondo qualcuno c'è chi ha perso e chi ha vinto secondo noi c'è un solo vincitore: Busto Arsizio”. D’accordissimo.
Invece no. In consiglio abbiamo sentito i fautori del referendum – Audio Porfidio, Tosi Marta, Corrado Antonello - “brandire” in vario modo i 5019 votanti “no” quasi avessero acquisito una qualche presunta egemonia. Quelli rimasti a casa, secondo i nostri, o erano disinformati o, nel migliore dei casi, poco interessati alla democrazia.
Che poi abbiano democraticamente deciso di fare quello che ritenevano opportuno, saggiamente e consapevolmente, com’è giusto che sia, è un’dea che neppure sfiora gli sconfitti. E ripetiamo: i sonoramente sconfitti! Inoltre, che la responsabilità della disfatta non sia di chi ha esercitato secondo coscienza il proprio diritto all’astensione, che in un referendum vale quanto una dichiarazione di voto, non li tocca minimamente.
Qualcuno prima o poi dovrebbe, con tatto e gentilezza, spiegare loro che se i cittadini non ti seguono, non ti votano, non sono loro ad essere sciocchi; non sono nemmeno gli avversari ad essere in malafede: sei tu a non essere convincente. A non avere seguito!
Chi pensa in modo elevato non può che sbagliare in modo abissale, diceva un filosofo. Di converso, chi pensa in modo scorretto, non può che sbagliare in modo… grottesco
.
Adesso è chiaro cosa abbiamo inteso con la frase iniziale,“sparigliare le carte”: non chiuderci nel recinto del “noi” e del “voi”, non pensare che non si possa condividere un giudizio su un problema della città con chi è politicamente lontano da noi, e invece andare alla sostanza dei fatti e dei comportamenti.
Questo è tanto più necessario perché in futuro la realizzazione del progetto deve prevedere ancora diversi passaggi in commissione, e almeno due in consiglio Comunale. Se ne devono valutare con attenzione alcuni aspetti, capire la loro attuazione. Su questo oggi un dibattito serio dovrebbe essere d’obbligo per forze politiche che sono chiamate ad esprimersi nelle sedi decisionali. Vorremmo tanto sperare che possa accadere, con l’ottimismo della volontà. Per Busto, se non altro.
Vorremmo, anche se il pessimismo della ragione ci dice altro.
Forse, come ha detto Giampiero Rossi, si è perso il gusto di fare politica perché non si è più capaci di fare politica. Nel senso di quella che i comunicatori chiamano: ”Truh well told”, Verità detta bene. Laddove verità sta per l’idea, il valore, la soluzione ai problemi magari con i suoi tempi di attuazione e le coperture finanziarie. E laddove detta bene sta per rifiuto di retorica e luoghi comuni, rifiuto delle scorciatoie e capacità di comunicazione innovativa.
Belle parole, ma che c’entrano con gran parte della classe dirigente d Busto?

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