lunedì 2 giugno 2008

TUTTI COLPEVOLI, NESSUN COLPEVOLE Forse il direttore ha ragione,ma non ne sono del tutto convinta

Leggo uno degli ultimi libri su Aldo Moro, scritto dal suo segretario e portavoce Corrado Guerzoni, e mi soffermo su questa frase del Presidente assassinato, pronunciata ad un convegno verso la fine degli anni ‘60: ” Il puramente tecnocratico, la subordinazione tecnicistica vanno superati dal quadro politico, dalla volontà politica, recuperando le ideologie non come archetipo ma come momento di elaborazione culturale alla luce di un'aspirazione ideale, di un'indagine critica sul profondo travaglio del nostro tempo...Tenere conto dell'opinione pubblica non significa assecondarla in tutti i suoi umori, assumendone una passiva rappresentanza. Si deve capire la gente ma non cedere".
La cito pensando ad una frase dell’editoriale del nostro Direttore sul numero 19 dell’Informazione. Riportando concisamente l’indegno – ma non raro - spettacolo del Consiglio Comunale del 5 maggio scorso, scrive: “Parliamoci chiaro, tutti i nostri rappresentanti politici che abbiamo eletto SONO COLPEVOLI della caciara in comune.” Sono colpevoli sia quelli che promuovono la gazzarra, sia quelli che la subiscono, sia chi non la gestisce. Forse il direttore ha ragione. Forse, ma non ne sono del tutto convinta. Il suo attacco somiglia molto al classico “tutti colpevoli, nessun colpevole”.
Però, persuasi o meno, ci chiama in causa, e su un argomento di vitale importanza per il futuro della politica ad ogni livello. Per quanto piccolissimo ingranaggio della politica, quale io sono, considero un dovere provare a mettermi in gioco riflettendo con i miei concittadini.
Qual è la connessione che vedo tra l’argomentazione di Moro, e la reprimenda di Marcora? E’ questa: quella tra un visione oserei dire profetica del declino della Politica, in tutti i suoi aspetti, e la presa d’atto dell’avvenuto declino.
Non importa se in parlamento è successo di peggio: si mangia si brinda si ingiuria, e di tutto questo se ne va anche tronfi. Non importa se nelle televisioni e sulla carta stampata chi la spara più grossa ha lo spazio più ampio, e diventa o s’inventa il “ personaggio”.
Anche se le condizioni in cui ci troviamo ad agire sono queste, dare il proprio giudizio è necessario. Se il giudizio è negativo va cambiata la rotta. A partire da noi, da ora, da qui: Busto Arsizio.
Quando i lettori leggeranno queste righe, sapremo i risultato del Referendum sul silos di Piazza Vittorio Emanuele. Saremo in piena zuffa e confusione, perché, statene certi, comunque vada ci saranno solo vincitori e nessun perdente, saranno scontenti tutti e di nuovo gli uni contro gli altri armati.
Risultato? I cittadini, che già per la maggior parte avevano capito poco prima, capiranno ancor meno poi, vale a dire dopo aver pagato di tasca propria per non decidere niente e aver votato i loro rappresentanti perché si assumessero il compito di farlo.
Non che fosse una gran decisone, un silos di 150 posti auto, pubblici! Ciò nondimeno, se chi governa non è in grado di promuovere il confronto, e assumere le proprie decisioni in tempi consoni ai bisogni della città e non a quelli biblici, ci si può aspettare altro? Se le tue posizioni “contro” le infarcisci di frottole perché più le sparo grosse e più la gente non capisce ma si spaventa, si arriva lontano?
Del grido:” Chi non è con me è contro di me, anzi forse è disonesto” sono maestri i pifferai del moralismo d’accatto.
Caro Direttore, alzarsi e andarsene a volte è una tentazione. Ma improduttiva. Non importerebbe a nessuno, e a lungo andare non avrebbe neppure senso. Sei stato eletto, è tuo dovere portare a termine il mandato che i cittadini ti hanno assegnato. Nel contesto in cui ti trovi ad operare, che non hai scelto ma è quello che è.
Il vero compito, in prospettiva, è quello di abbandonare le battaglie di retrovia, i contrasti sempre più vuoti di contenuto, le contrapposizioni divenute sterili. Chiamare a raccolta tutte le energie e le persone disponibili per mettere a punto non solo un programma, ovviamente indispensabile, ma soprattutto un’idea della città che vogliamo, secondo una visone del futuro che abbiamo in mente. Portarla a conoscenza degli elettori, dando loro tutti gli elementi per scegliere e per decidere,facendo capire bene chi siamo, cosa vogliamo e cosa rifiutiamo. In un confronto in cui le parti si riconoscono reciprocamente la legittimità democratica.Qualcosa sembra stia accadendo, nel nostro paese. Qualcosa che con il nuovo Statuto della Lombardia è avvenuto anche nel territorio in cui viviamo. Credo ci sia oggi la possibilità di superare le formazioni conservatrici e i partiti d’opinione, puntando a costruire identità forti e coerenti, e al contempo flessibili e aderenti alla società in ogni sua piega, che sappiano corrispondere alle necessità di un’Italia inserita in Europa e nel mondo. Ognuno, nel suo piccolo, farà la sua parte.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il pensiero di Moro è ancora poco valorizzato, e il Pd dovrebbe riprendere una formazione politica che comprenda lo studio degli scritti del Presidente assassinato

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con chi mi precede nel commento. Il Pd nasce dall'esperienza dei cattolici progressisti, dei laici progressisti e dalla grande esperienza socialista, il tutto vivificato dal contributo della società civile che ha più voglia di quanto non sembri di dare il suo contributo. Moro è stato assassinato perchè aveva intuito e iniziato questo percorso, non dobbiamo dimenticarlo mai

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