venerdì 30 maggio 2008

FATTO STRAVAGANTE Dirigente dei lavori pubblici in ufficio col cane


Se andrete a Busto
vedrete certamente
quel povero cane
di cui parla la gente.
Cambio del nome di città, e voilà, la filastrocca di Rodari si è prestata simpaticamente a introdurre un argomento di cui si è discusso con calore in questi giorni.
Il cane del poeta ha una caratteristica strana. E’ senza testa, povero “ane”. E’ un cane di Firenze, e la testa, si dice, gliel’hanno mangiata, .
Il nostro, invece, la testa ce l’ha, ed è uno splendido esemplare di pastore tedesco. Il quale, meschino, è diventato famoso a sua insaputa e senza colpa alcuna. Ma procediamo con ordine.
E’ forse da inizio legislatura, un paio d’anni fa o poco più, che la notizia ha cominciato a circolare: la dirigente dei lavori pubblici del Comune di Busto Arsizio andava in ufficio col proprio cane. Ne parlavano in tanti: consiglieri comunali, assessori, dipendenti del Comune. Quindi la cosa si ripeteva: un fatto oggettivamente stravagante e un po’ ridicolo.
Quello che inevitabilmente urtava le persone normali, con un lavoro normale, era in primo luogo la legittimità di un comportamento di quel tipo: da quando in qua un dipendente porta il proprio animale sul lavoro? Siamo nel pubblico impiego, certo. Ciò nonostante chiedete a chi vi lavora, e sapranno dirvi che non è il paese dei balocchi neppure la macchina comunale, e non è consentito ad altri derogare da condotte e modi di agire non consoni al proprio ruolo. E ancora…qualcos’altro non si riusciva a capire: se tutti sapevano, se la cosa provocava irritazione e le battute si sprecavano, perché nessuno diceva nulla? Perché chi poteva farlo non interveniva? Non chiedano i cittadini una risposta, non s’è ancora capito.
Poi, poche settimane or sono abbiamo avuto l’occasione di verificare direttamente, in un caso insieme al segretario di un partito di maggioranza, l’arrivo della dirigente in questione: tarda ora della mattinata con grosso quadrupede al guinzaglio. Ai borbottii di disapprovazione del potente politico al nostro fianco, siamo rimasti tanto perplessi da pensare: certamente l’amico è d’animo troppo delicato per farsi avanti! Ma che succede se noi, grezzi consiglieri comunali, facciamo il nostro dovere e chiediamo spiegazioni con una interrogazione, almeno per sapere chi ha autorizzato, e in base a quale direttiva, quello che appare un palese privilegio? E così abbiamo fatto. Sgombriamo il campo da qualsiasi malinteso: agli animali vogliamo un bene immenso. E certo non colpiamo il cane per colpire il padrone: non avendo da rispondere ad altri tranne che a noi stessi – non avendo mani in pasta, come si dice – quando vogliamo colpire il diretto interessato lo facciamo senza remore. Che il settore lavori pubblici non funzioni come dovrebbe, è stato detto in Consiglio Comunale durante la discussione del Bilancio. Dichiarazione agli atti. Che chi ne ha la responsabilità, sia politica che dirigenziale, debba rispondere del suo operato, altrettanto. Le dietrologie politiche non servono a coprire né lo scarso senso del proprio ruolo, né il mancato rispetto dei colleghi. I quali non solo avrebbero il diritto di fare la stessa cosa, ma probabilmente si destreggiano ogni giorno tra le tante incombenze della vita: figli da accudire e seguire, anziani che richiedono presenza e attenzione, animali amati ma a cui durante il giorno si trova una sistemazione, perché santi in paradiso non ce ne sono. Senza contare il rispetto per i cittadini, che potrebbero non gradire, per ragioni igieniche se non altro, la presenza di animali in un pubblico ufficio. Ai quali cittadini, per inciso, è vietato entrare negli uffici con i loro, di animali!
Il fatto che stiamo evidenziando ha valore in sé, per l’indifferente tracotanza di comportamento che segnala. Ma non solo. Investe direttamene la gestione della cosa pubblica, che non è un valore né di destra né di sinistra, bensì costituzionale. E rispetto al quale tutte le forze politiche debbono essere unite, se vogliono cambiare qualcosa. Partendo dai vertici, ovviamente: perché il pesce, quando puzza, puzza dalla testa. E non fingiamo di non sapere che nell’amministrazione della città da tanto tempo, troppo tempo, l’aria è decisamente viziata. E’ toccato a noi evidenziarlo ancora una volta.
A proposito: sapete come finisce la filastrocca di Rodari? Ecco gli ultimi versi:
Vivere senza testa
non è il peggio dei guai:
tanta gente ce l'ha
ma non l'adopera mai.
I poeti saranno anche nessuno, ma hanno il potere di sputtanarci” (R. Vecchioni).

sabato 17 maggio 2008

HEIDEGGER e ARENDT






Conoscete la storia d'amore e di pensiero fra uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi (passato per simpatie naziste) e la filosofa della politica ebrea diventata celebre per "Alle origini del totalitarismo"? Se no, un giorno la racconterò. E' durata fno alla morte, lei a 69 anni, lui sei mesi dopo a 86.
Degna di un'opera! O di un romanzo. Soprattutto alla fine della vita, quando si vedono per l'ultima volta (senza saperlo,ovviamente) e non si capiscono per nulla. Lei lo sente lontano come non mai, lui vicina come poche volte gli è accaduto. Non avevano capito niente, come due adolescenti agli albori di un amore. Come due amanti la cui passione cresce e brucia coloro che colpisce. Straordinario.
"Muore giovane chi al cielo è caro".
E' questo un caso in cui gli eroi non sono morti giovani, ma sono stati all'altezza.

venerdì 16 maggio 2008

...aperta parentesi... Aler: gli aumenti del canone riguardano 1.284 assegnatari

E’ primavera e, come le gemme, spuntano gli aumenti dei canoni d’affitto degli alloggi Aler. La giunta Regionale ha approvato un progetto di legge, con effetto dal primo gennaio di quest’anno, la cui conseguenza concreta è l'aumento del canone d'affitto, vissuto dagli inquilini delle case popolari e dalle loro famiglie con forte e giustificabile preoccupazione. In rapporto alla situazione economica del nucleo familiare, il nuovo canone di locazione che le famiglie dovrebbero corrispondere è definito dalla percentuale di un valore locativo individuato sulla base di costi parametrici e delle caratteristiche dell’abitazione: classe demografica dei comuni, ubicazione, livello di piano, stato di conservazione, vetustà. A parità di condizioni di alloggio, gli aumenti sono maggiori per gli inquilini in condizioni economiche peggiori; a parità di condizioni economiche, gli inquilini che abitano nel patrimonio più vecchio e degradato pagano un aumento maggiore; a parità di alloggio e di condizioni economiche, gli inquilini delle città capoluogo di provincia e delle città più grandi (a cominciare dalle città superiori a 30.000 abitanti) pagano aumenti sensibilmente superiori.
Dalle prime simulazioni, l’unica certezza è l’aumento consistente del canone sociale, che colpisce innanzitutto le persone sole e gli inquilini più svantaggiati, e penalizza il patrimonio vecchio e degradato.
Questa situazione, mentre comporterà un aumento generalizzato degli affitti -che si aggiungerebbe agli altri aumenti già avvenuti negli ultimi 10 anni negli alloggi Aler - non fornisce alcuna garanzia per la qualità del servizio e l’eliminazione degli sprechi di gestione, anzi, scarica completamente sugli inquilini i costi per la manutenzione e il recupero del patrimonio, e sui comuni i costi per l’assistenza per gli inquilini in difficoltà. Non prevede, per esempio attraverso un Fondo di solidarietà, alcun coinvolgimento dell’Assessorato alla Famiglia della Regione Lombardia.
A Busto gli aumenti riguarderanno l’80% dei 1.284 assegnatari. Molto spesso sentiamo dire da qualcuno che vi sono inquilini i quali pagavano 30/40 € al mese e che l’aumento introdotto, anche se va oltre l’80%, è doveroso. Questi “qualcuno” dimenticano che con 500 € di pensione, a questi aumenti vanno sommati le spese già eccessive dei servizi e del riscaldamento, il cui onere, oltre a sottrarsi ad ogni effettivo controllo da parte dell’utenza per mancanza di procedure e sedi certe di valutazione sui costi e sui contratti di fornitura, è aumentato negli ultimi anni anche per effetto di addebiti da parte delle ALER (oneri per spese di amministrazione e generali). Con l’aggiunta di centinaia di euro al mese per le spese, si entra in una condizione di forte precarietà, soprattutto in una situazione economica difficile come l’attuale, in cui pensioni e salari sono fermi da anni.
Se il tema è quello di garantire le risorse necessarie per le manutenzioni, la soluzione non è scaricare il problema con l’aumento dei canoni, dimenticandosi delle finalità sociali di questi alloggi. Bisogna invece pensare alla partecipazione ai costi da parte degli inquilini, con una quota però sostenibile per le famiglie; quanto al resto, è indispensabile prevedere un impegno pubblico, con un fondo flessibile per garantire ai gestori capacità d’intervento. Aperta parentesi, neanche tanto demagogica: pensiamo agli aumenti delle poltrone nei consigli di amministrazione delle Aler, stabiliti pochi anni or sono: con quelle retribuzioni aggiuntive, vuoi che non si riesca a fare la ristrutturazione della facciata di un edificio una volta l’anno? Chiusa parentesi.
Per questo, nel Consiglio Comunale del 5 maggio scorso noi del PD abbiamo posto il tema all’attenzione dell’assemblea, supportati dalla presenza di una partecipazione attiva di cittadini delle nostre case popolari. Passerà in commissione bilancio per un approfondimento, per tornare al voto in sala esagonale. Ci attendiamo buon senso da maggioranza e opposizioni.
C’è urgente bisogno di rivedere la legge. Serve una norma diversa, che garantisca la sostenibilità dell’affitto e consenta la necessaria duttilità nell’applicazione delle direttive a livello locale. Pur essendo i comuni lombardi realtà molto diversificate fra loro, non si fa alcuna distinzione, con il risultato di vanificare qualsiasi obiettivo di equità. Sarebbe necessario invece tener conto delle oggettive differenze locali,e avviare sul territorio tavoli di concertazione con il coinvolgimento delle organizzazioni degli inquilini. La partecipazione di tali organizzazioni potrebbe inoltre garantire una verifica della qualità dei servizi erogati, e contribuire alla predisposizione del programma di manutenzione degli alloggi sui singoli territori.Federalismo e sussidiarietà, per favore. Da Roma a…Busto.

BUSTO E IL BILANCIO Non ci sono soldi e ... basta con l'indebitamento

Settimana importante, in Consiglio Comunale. Si è votato il Bilancio di Previsione. E’ lo strumento operativo nel quale sono riassunti e sintetizzati, in termini finanziari, gli obiettivi e la pianificazione di chi governa la città. Vale a dire: di cosa pensano abbia bisogno Busto, e cosa intendono fare i nostri amministratori?
Diciamo una banalità: ai cittadini quella sintesi di dati finanziari si presenta spesso come poco comprensibile, per cui i non addetti ai lavori non sono sempre nelle condizioni di acquisire tutti gli elementi di giudizio per capire se quei numeri corrispondano o meno alle aspettative concrete di chi vive sul territorio. E se le promesse degli anni precedenti sulle opere che si prevedeva di realizzare sono state mantenute, e come.
Proviamo a dare noi, del PD, alcuni elementi di giudizio che portino a capire la valutazione che ha motivato il nostro voto contrario, sperando che almeno questa sia comprensibile ai molti.
Primo. Continueremo a pagare la nuova tassa introdotta lo scorso anno, quell’addizionale IRPEF che, come sanno dire così bene la Lega e Berlusconi, “ mette le mani nelle tasche dei cittadini”; quelli di Busto, nello specifico. Nel 2008 pagheremo quattro milioni. Hanno tolto con l’ICI da una parte, e hanno preso dall’altra, e spesso le famiglie hanno perso più che guadagnato. Da notare: l’ICI l’ha abbassata anche il Governo di centrosinistra, rimborsando i comuni per quello che non incassano. Se aspettavano a fare operazioni demagogiche ieri – sappiamo tutti che i governi nazionali hanno la soppressione di questa tassa nei loro programmi - i cittadini oggi non pagherebbero comunque, e il comune avrebbe più soldi in cassa. Grande senso della politica!
Un inciso: l’ottovolante dei Cinque Ponti, quell’obbrobrio che Lega e alleati hanno realizzato e chiamano “Passerelle”, c’è costato circa 3,5 milioni di euro. Praticamente come il primo anno di IRPEF. Grazie!
Secondo. Già lo scorso anno dovevamo avere dalla provincia un contributo di 300.000 € per la riduzione della tassa sui rifiuti. Ci veniva concessa per “compensare” la presenza sul territorio cittadino dell’inceneritore ACCAM. Contributo messo a bilancio e poi tolto perché non si sapeva se sarebbe arrivato. Non è arrivato.
E cosa fanno quest’anno? Rimettono a bilancio la somma di prima, e in più quella del 2008, in tutto 600.000 €. Neanche questa volta sanno se arriva, e allora perché la scrivono? Probabilmente “fa scena”.
Morale: i cittadini continueranno a pagare la tassa sui rifiuti, senza sconti. Arriveranno poi quei soldi? E chi lo sa, non lo sanno neanche loro. Certo è che nel 2009 non ci saranno più. La tassa invece sì.
Paghiamo più tasse; sconti non ce ne sono; abbiamo in corso una – per noi rischiosa - operazione finanziaria che ci indebita negli anni a venire, ma potrebbe portare soldi per opere d’investimento, costruzioni o ristrutturazioni importanti, che incidano sulla città e il suo sviluppo futuro. Cosa può pensare un tipico e pragmatico cittadino della nostra Busto? Se sacrifici si debbono fare, che si facciano: vorrà dire che servono a rimettere in moto la città.
Pensa male, poveretto. Non solo non ci sono impegni di risorse nel senso indicato, ma non si faranno neppure le cose inserite nel Bilancio di Previsione dello scorso anno. Quali? Abbiamo confrontato voce per voce il Previsionale 2007 e quello 2008: niente sistemazione della Piazza di Madonna Regina, niente miglioramento viabilistico via Montegrappa /via Piombina, niente ampliamento Palestra Liceo Scientifico, tolti 400.000 € alla ristrutturazione della Colonia di Alassio, 570.00 all’illuminazione pubblica, 1.300.000 al Servizio Idrico Integrato, 500.000 alla sistemazione scalo ex- Hupac, …
Perché, ci siamo chiesti? Siamo andati a leggere le relazioni degli assessori, e citiamo direttamente da quella dell’Assessorato ai Lavori Pubblici (Girola, Lega):“…evitare qualsiasi forma di indebitamento per la realizzazione delle opere pubbliche”.
Assessore, le opere pubbliche si fanno sempre indebitandosi, con i mutui, mica si paga in contanti! La spiegazione però si completa con quanto scrive quello al Bilancio, Cattaneo (AN/PdL): “non aumentare l’indebitamento, anche in considerazione di residui passivi oggetto di ricognizione”. In soldoni, abbiamo troppi debiti contratti negli anni precedenti. Sorvolando su quell’anche –ci potrebbero essere ulteriori ragioni, magari legati all’efficienza (!) dell’assessorato ai lavori pubblici?- ci sorgono spontanee due domande. Chi ha fatto quei debiti? Due giunte Leghiste, una e mezza di centrodestra. Cioè loro!
E allora, lo scorso anno i debiti non c’erano, o non li avevano visti?
Non c’è più spazio - ma da dire ancora molto! – per cui veniamo al “bilancio”: non ci sono obiettivi, non programmi precisi, non un’idea di città da discutere, niente soldi.
La previsione…lasciamola a chi legge.

"SCELTA POLITICA", lo ha ammesso l'Assessore Cattaneo

Iniziamo questo appuntamento con un omaggio alla testata che ci ospita. Trattandosi di pubblicazione settimanale, non solo permette di esprimere le proprie opinioni sulla situazione locale, ma anche di istituire un vero e proprio “colloquio” con i cittadini, riprendendo un argomento che si ritiene particolarmente importante per la nostra Busto.
E che a volte non trova spazio manco per una riga sul resto della stampa locale. Com’è giusto e democratico che sia, ognuno fa inform@zione come meglio crede.
Dunque: avevamo promesso di chiedere maggiori spiegazioni su quella manovra finanziaria che rientra nei cosiddetti “derivati o swap”, strumenti oggetto d’indagine della Corte dei Conti, e costantemente trattati dalle testate nazionali. Come anticipato tempo fa da queste colonne, l’operazione consente di ridurre fino al 2013 i pagamenti per la copertura del nostro debito comunale, liberando risorse per finanziare nuovi investimenti per almeno 11,8 milioni di €. Questi soldi li restituiremo tra il 2014 e il 2031. Sempre in quella data, dovremo restituire anche il costo dell’intera operazione, quasi nove milioni. In tutto poco meno di venti milioni di €. Quasi quaranta miliardi della vecchia moneta. Considerandola un’operazione formalmente corretta, ma politicamente dubbia perché sposta il peso maggiore del debito negli anni a venire, caricandolo sulle spalle della generazione futura, abbiamo chiesto approfondimenti nella sede istituzionale: la Commissione Bilancio. Un nervosetto e un po’ infastidito assessore al bilancio, il noto prof. Alberto Cattaneo, tra l’irritato e il sorpreso – ma come! avevo già chiarito tutto! – dall’alto della sua indubbia competenza ha dovuto di nuovo spiegare com’è costruita l’operazione. A sentirlo, si sarebbe detto perfino asettica politicamente, tant’era il compiacimento che traspariva dalle sue parole.
Una volta reso noto al professore che chiedere approfondimenti non è solo un diritto, ma soprattutto un dovere dei consiglieri, così come rispondere alle interrogazioni è compito di un assessore, che con “professore” in comune ha solo la rima, il quadro complessivo è risultato molto più chiaro.
E’ certo che trattasi di scelta politica: trovandosi di fronte ad un debito cospicuo e a risorse sempre più limitate, senza contare le grane della corte dei conti, la maggioranza che governa la città – Lega e PdL – ha imboccato una strada precisa. Avere a disposizione un anticipo in questi pochi anni, e spostare la restituzione del denaro con i relativi e cari interessi negli anni a venire. Per essere chiari: un giovane bustocco/bustese che nel 2015 entra nel mondo del lavoro a 25 anni, se tutto va bene per 17 anni, vale a dire fino a quando ne avrà 42, porterà sulle spalle un bel malloppo da pagare.
Non è tutto: quegli undici milioni che prendiamo adesso non sono destinati a finanziare una o due opere importanti, non hanno una finalità specifica a giustificazione, legata a qualche particolare progetto di sviluppo della città. No, sono uno-due milioni all’anno che vengono spesi per opere pubbliche, certo, ma di quelle già in elenco e di medio spessore. Per esempio, esempio fatto in commissione e quindi a verbale…la sistemazione delle strade!
Guai poi a pensare di chiudere il contratto: usando i termini correnti che qualsiasi cittadino capisce, ci toccherebbe pagare la somma di € 3.357.648,79. Quasi sette miliardi delle vecchie lire! Un terzo dei soldi che ci anticipano: potremmo considerarla un’assicurazione fatta dal comune alla banca?
Una scelta politica, dunque, e tale che non ci convince. Però, non ci crederete, che sia una scelta politica questa volta l’ha ammesso anche l’assessore, alla fine ritornato ai toni della normale cortesia. Ringraziamo. Veda, caro assessore, come tutti i suoi colleghi non è lì per grazia ricevuta, ma per nomina politica. Noi lo sapevamo, magari adesso ne è un po’ più consapevole anche lei.Nota finale: abbiamo voluto affrontare di nuovo l’argomento perché, a quanto si dice, dopo la votazione del bilancio di previsione vi saranno cambiamenti nella giunta. E pare che uno degli assessori che se ne andranno, per motivi personali e impegni professionali, sarà proprio quello al bilancio. Se ciò accadesse, e se vi fossero problemi in merito all’operazione di cui abbiamo parlato, il suo artefice non ci sarà più. Chi lo sostituirà scaricherà le colpe sul predecessore, la maggioranza non ha detto una parola in commissione oggi, figuriamoci domani! l’argomento è tanto complicato che .. chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, chi avrà da dare darà. Con buona pace di chi li ha votati.

LEGA DOCET! Tra "Politiche" e "Provinciali" il centrodestra "fa il pieno"

Dal significato del voto del 13 e 14 Aprile possono trarsi alcune indicazioni nette: 1. la destra in Italia è maggioranza, “senza se e senza ma”; 2. la vecchia sinistra non rappresenta più se non una parte molto marginale della società civile, che non è la parte più debole e povera del mondo del lavoro; 3. il Partito Democratico, appena nato, ha saputo raccogliere da solo un terzo dei voti degli italiani. Non è poco: una grande forza politica, solidamente democratica, portatrice di contenuti e metodi politici nuovi, impegnata per il progresso del Paese.
Certo, non possiamo accontentarci di questo. Il PD deve porsi in grado di raccogliere, alle prossime scadenze elettorali, almeno dieci punti percentuali in più di consenso degli italiani. Per riuscirci, deve dimostrare di saper voltare pagina, non solo nei programmi ma anche nei fatti, rispetto agli errori della vecchia coalizione, che hanno causato il collasso politico e la conseguente caduta del Governo Prodi. Tra gli errori principali possono essere sottolineati, in particolare: l’aver difeso, fondando su di esso gran parte della propria strategia politica, un sistema di amministrazioni pubbliche in gran parte inefficienti e troppo costose; l’aver contribuito a conservare un sistema di relazioni sindacali fortemente invecchiato, sempre più incapace di aprirsi all’innovazione necessaria e persino - in vaste zone del tessuto produttivo - non all’altezza di produrre accordi; l’avere sottovalutato l’allarme sociale per la sicurezza delle nostre città e delle nostre case; l’avere sottovalutato la gravità del degrado del nostro sistema scolastico, universitario e della ricerca; l’avere sottovalutato i danni derivanti al nostro sistema economico dalla sua chiusura agli investimenti stranieri.
Su questi terreni, oltre che su quello delle riforme istituzionali, nella sedicesima legislatura che sta per aprirsi si giocheranno partite politiche di grande rilievo tra maggioranza e opposizione.
La vittima maggiore del nuovo quadro politico è la Sinistra radicale. Quella del "no" e dei distinguo estenuanti a molte questioni e decisioni è una politica, evidentemente,che gli elettori non apprezzano. Una quota significativa di suoi ex votanti ha voluto manifestare il proprio disagio rifugiandosi nell'astensione. Tuttavia, chi ha probabilmente guadagnato di più dalla disfatta della Sinistra Arcobaleno è stato il Pd, che pure cede quasi certamente una parte dei propri voti del 2006 all'Udc. Questo comporterà una ridefinizione interna delle due forze politiche, i cui risultati sono per ora difficili da valutare.
Ma la radicalizzazione non è scomparsa, in questo parlamento in cui la concentrazione dei voti in un numero esiguo di partiti ha come conseguenza la presenza di pochi gruppi parlamentari. Non è un caso che i consensi più eclatanti in entrambi gli schieramenti siano legati all'affermazione di forze come l'IdV e la Lega. Il successo di quest'ultima mostra in che modo si sia consolidato, nel nostro Paese, un segmento di elettorato slegato dalla tradizionale contrapposizione sinistra/destra. La Lega è da questo punto di vista "trasversale", tanto che la maggioranza dei suoi elettori tende a definirsi, un po’ approssimativamente, di "centro". Lo è anche nella composizione sociale, che vede accomunati, in nome di interessi territoriali percepiti come prevalenti, gli strati più diversi: operai, imprenditori, casalinghe, disoccupati.
Insomma, il sistema politico italiano è cambiato di colpo, quasi rivoluzionandosi. Si è semplificato, ha visto accentuarsi componenti radicali e, specialmente, vede l'affermarsi di una forza territoriale che è giunta a costituire, sulla base dei consensi ricevuti, il terzo partito del Paese.
Nella nostra provincia, così come nella nostra città, questa forza conquista un ulteriore risultato: un exploit tra politiche e le provinciali, che porta il partito di Bossi a pochi punti di distanza dal suo alleato, il PdL. E a battere cassa, nella futura spartizione del potere. Se pensiamo all’articolo di un giornalista insigne qual è Gad Lerner, che il 23 Febbraio vaticinava dalle pagine di Repubblica “ rischia oggi una débacle del suo modello clientelare la roccaforte leghista del varesotto, erogatrice di una raffica di incarichi pubblici eguagliata a suo tempo solo dall’Irpinia demitiana…” ci viene da ridere. Alla faccia della débacle! Il potere logora chi non ce l’ha, caro Lerner. E forse a casa, insieme a qualche politico, dovrebbe andarci qualche giornalista. Concludiamo queste sintetiche considerazioni osservando che con il voto gli elettori hanno chiesto che le vere battaglie politiche vengano giocate in modo diverso rispetto al passato, con minore sventolio di bandiere, maggiore pragmatismo, un’idea di società ben definita anche simbolicamente. Lega docet. Da come ciascuno risponderà a questa sfida dipenderà, alla prossima scadenza, gran parte del giudizio degli elettori.
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