venerdì 16 maggio 2008

LEGA DOCET! Tra "Politiche" e "Provinciali" il centrodestra "fa il pieno"

Dal significato del voto del 13 e 14 Aprile possono trarsi alcune indicazioni nette: 1. la destra in Italia è maggioranza, “senza se e senza ma”; 2. la vecchia sinistra non rappresenta più se non una parte molto marginale della società civile, che non è la parte più debole e povera del mondo del lavoro; 3. il Partito Democratico, appena nato, ha saputo raccogliere da solo un terzo dei voti degli italiani. Non è poco: una grande forza politica, solidamente democratica, portatrice di contenuti e metodi politici nuovi, impegnata per il progresso del Paese.
Certo, non possiamo accontentarci di questo. Il PD deve porsi in grado di raccogliere, alle prossime scadenze elettorali, almeno dieci punti percentuali in più di consenso degli italiani. Per riuscirci, deve dimostrare di saper voltare pagina, non solo nei programmi ma anche nei fatti, rispetto agli errori della vecchia coalizione, che hanno causato il collasso politico e la conseguente caduta del Governo Prodi. Tra gli errori principali possono essere sottolineati, in particolare: l’aver difeso, fondando su di esso gran parte della propria strategia politica, un sistema di amministrazioni pubbliche in gran parte inefficienti e troppo costose; l’aver contribuito a conservare un sistema di relazioni sindacali fortemente invecchiato, sempre più incapace di aprirsi all’innovazione necessaria e persino - in vaste zone del tessuto produttivo - non all’altezza di produrre accordi; l’avere sottovalutato l’allarme sociale per la sicurezza delle nostre città e delle nostre case; l’avere sottovalutato la gravità del degrado del nostro sistema scolastico, universitario e della ricerca; l’avere sottovalutato i danni derivanti al nostro sistema economico dalla sua chiusura agli investimenti stranieri.
Su questi terreni, oltre che su quello delle riforme istituzionali, nella sedicesima legislatura che sta per aprirsi si giocheranno partite politiche di grande rilievo tra maggioranza e opposizione.
La vittima maggiore del nuovo quadro politico è la Sinistra radicale. Quella del "no" e dei distinguo estenuanti a molte questioni e decisioni è una politica, evidentemente,che gli elettori non apprezzano. Una quota significativa di suoi ex votanti ha voluto manifestare il proprio disagio rifugiandosi nell'astensione. Tuttavia, chi ha probabilmente guadagnato di più dalla disfatta della Sinistra Arcobaleno è stato il Pd, che pure cede quasi certamente una parte dei propri voti del 2006 all'Udc. Questo comporterà una ridefinizione interna delle due forze politiche, i cui risultati sono per ora difficili da valutare.
Ma la radicalizzazione non è scomparsa, in questo parlamento in cui la concentrazione dei voti in un numero esiguo di partiti ha come conseguenza la presenza di pochi gruppi parlamentari. Non è un caso che i consensi più eclatanti in entrambi gli schieramenti siano legati all'affermazione di forze come l'IdV e la Lega. Il successo di quest'ultima mostra in che modo si sia consolidato, nel nostro Paese, un segmento di elettorato slegato dalla tradizionale contrapposizione sinistra/destra. La Lega è da questo punto di vista "trasversale", tanto che la maggioranza dei suoi elettori tende a definirsi, un po’ approssimativamente, di "centro". Lo è anche nella composizione sociale, che vede accomunati, in nome di interessi territoriali percepiti come prevalenti, gli strati più diversi: operai, imprenditori, casalinghe, disoccupati.
Insomma, il sistema politico italiano è cambiato di colpo, quasi rivoluzionandosi. Si è semplificato, ha visto accentuarsi componenti radicali e, specialmente, vede l'affermarsi di una forza territoriale che è giunta a costituire, sulla base dei consensi ricevuti, il terzo partito del Paese.
Nella nostra provincia, così come nella nostra città, questa forza conquista un ulteriore risultato: un exploit tra politiche e le provinciali, che porta il partito di Bossi a pochi punti di distanza dal suo alleato, il PdL. E a battere cassa, nella futura spartizione del potere. Se pensiamo all’articolo di un giornalista insigne qual è Gad Lerner, che il 23 Febbraio vaticinava dalle pagine di Repubblica “ rischia oggi una débacle del suo modello clientelare la roccaforte leghista del varesotto, erogatrice di una raffica di incarichi pubblici eguagliata a suo tempo solo dall’Irpinia demitiana…” ci viene da ridere. Alla faccia della débacle! Il potere logora chi non ce l’ha, caro Lerner. E forse a casa, insieme a qualche politico, dovrebbe andarci qualche giornalista. Concludiamo queste sintetiche considerazioni osservando che con il voto gli elettori hanno chiesto che le vere battaglie politiche vengano giocate in modo diverso rispetto al passato, con minore sventolio di bandiere, maggiore pragmatismo, un’idea di società ben definita anche simbolicamente. Lega docet. Da come ciascuno risponderà a questa sfida dipenderà, alla prossima scadenza, gran parte del giudizio degli elettori.

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