venerdì 30 maggio 2008

FATTO STRAVAGANTE Dirigente dei lavori pubblici in ufficio col cane


Se andrete a Busto
vedrete certamente
quel povero cane
di cui parla la gente.
Cambio del nome di città, e voilà, la filastrocca di Rodari si è prestata simpaticamente a introdurre un argomento di cui si è discusso con calore in questi giorni.
Il cane del poeta ha una caratteristica strana. E’ senza testa, povero “ane”. E’ un cane di Firenze, e la testa, si dice, gliel’hanno mangiata, .
Il nostro, invece, la testa ce l’ha, ed è uno splendido esemplare di pastore tedesco. Il quale, meschino, è diventato famoso a sua insaputa e senza colpa alcuna. Ma procediamo con ordine.
E’ forse da inizio legislatura, un paio d’anni fa o poco più, che la notizia ha cominciato a circolare: la dirigente dei lavori pubblici del Comune di Busto Arsizio andava in ufficio col proprio cane. Ne parlavano in tanti: consiglieri comunali, assessori, dipendenti del Comune. Quindi la cosa si ripeteva: un fatto oggettivamente stravagante e un po’ ridicolo.
Quello che inevitabilmente urtava le persone normali, con un lavoro normale, era in primo luogo la legittimità di un comportamento di quel tipo: da quando in qua un dipendente porta il proprio animale sul lavoro? Siamo nel pubblico impiego, certo. Ciò nonostante chiedete a chi vi lavora, e sapranno dirvi che non è il paese dei balocchi neppure la macchina comunale, e non è consentito ad altri derogare da condotte e modi di agire non consoni al proprio ruolo. E ancora…qualcos’altro non si riusciva a capire: se tutti sapevano, se la cosa provocava irritazione e le battute si sprecavano, perché nessuno diceva nulla? Perché chi poteva farlo non interveniva? Non chiedano i cittadini una risposta, non s’è ancora capito.
Poi, poche settimane or sono abbiamo avuto l’occasione di verificare direttamente, in un caso insieme al segretario di un partito di maggioranza, l’arrivo della dirigente in questione: tarda ora della mattinata con grosso quadrupede al guinzaglio. Ai borbottii di disapprovazione del potente politico al nostro fianco, siamo rimasti tanto perplessi da pensare: certamente l’amico è d’animo troppo delicato per farsi avanti! Ma che succede se noi, grezzi consiglieri comunali, facciamo il nostro dovere e chiediamo spiegazioni con una interrogazione, almeno per sapere chi ha autorizzato, e in base a quale direttiva, quello che appare un palese privilegio? E così abbiamo fatto. Sgombriamo il campo da qualsiasi malinteso: agli animali vogliamo un bene immenso. E certo non colpiamo il cane per colpire il padrone: non avendo da rispondere ad altri tranne che a noi stessi – non avendo mani in pasta, come si dice – quando vogliamo colpire il diretto interessato lo facciamo senza remore. Che il settore lavori pubblici non funzioni come dovrebbe, è stato detto in Consiglio Comunale durante la discussione del Bilancio. Dichiarazione agli atti. Che chi ne ha la responsabilità, sia politica che dirigenziale, debba rispondere del suo operato, altrettanto. Le dietrologie politiche non servono a coprire né lo scarso senso del proprio ruolo, né il mancato rispetto dei colleghi. I quali non solo avrebbero il diritto di fare la stessa cosa, ma probabilmente si destreggiano ogni giorno tra le tante incombenze della vita: figli da accudire e seguire, anziani che richiedono presenza e attenzione, animali amati ma a cui durante il giorno si trova una sistemazione, perché santi in paradiso non ce ne sono. Senza contare il rispetto per i cittadini, che potrebbero non gradire, per ragioni igieniche se non altro, la presenza di animali in un pubblico ufficio. Ai quali cittadini, per inciso, è vietato entrare negli uffici con i loro, di animali!
Il fatto che stiamo evidenziando ha valore in sé, per l’indifferente tracotanza di comportamento che segnala. Ma non solo. Investe direttamene la gestione della cosa pubblica, che non è un valore né di destra né di sinistra, bensì costituzionale. E rispetto al quale tutte le forze politiche debbono essere unite, se vogliono cambiare qualcosa. Partendo dai vertici, ovviamente: perché il pesce, quando puzza, puzza dalla testa. E non fingiamo di non sapere che nell’amministrazione della città da tanto tempo, troppo tempo, l’aria è decisamente viziata. E’ toccato a noi evidenziarlo ancora una volta.
A proposito: sapete come finisce la filastrocca di Rodari? Ecco gli ultimi versi:
Vivere senza testa
non è il peggio dei guai:
tanta gente ce l'ha
ma non l'adopera mai.
I poeti saranno anche nessuno, ma hanno il potere di sputtanarci” (R. Vecchioni).

3 commenti:

Erica ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Il comportamento della dirigente in questione evidenzia emblematicamente il livello di degrado che caratterizza la pubblica amministrazione del nostro paese. I dipendenti pubblici(3,3 milioni circa) non sono in numero eccessivo rispetto alla popolazione, il problema è la loro produttività, l'organizzazione del lavoro, i singoli comportamenti. E mi chiedo:
1) il sindaco, perchè non interviene?
2) i colleghi invece di limitarsi a "mugugnare" perchè non prendono posizione?
3)i cittadini, perchè non protestano?
In questo paese ormai si è assuefatti a tutto e tutti, o quasi, si è persa la capacità di indignarsi e di reagire davanti a comportamenti "intollerabili" come quello da te denunciato. La denuncia di tutto quello che non funziona, soprattutto se coinvolge servizi pagati dai cittadini con le imposte, non è nè di destra nè di sinistra: è semplicimente un dovere morale e di recupero di "eticità" il Paese ha urgente bisogno se vuole arrestare il rapido declino che lo caratterizza

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