domenica 22 giugno 2008

POLITICA A BUSTO! Cos'ha pensato Farioli mentre parlava la Marcegaglia all'UNIVA?

13, 27, 10 Maggio. Non è la declamazione di un rosario, ma le date degli ultimi Consigli Comunali. Hanno tutti in comune una caratteristica sconfortante: mancano gli atti deliberativi. Vale a dire quei provvedimenti che caratterizzano l’operato della giunta, promuovono discussione e sana contrapposizione fra le forze politiche, sono anticipatrici di azioni concrete sul territorio. Tre consigli che si reggono sulle interrogazioni e le mozioni dei consiglieri, quasi sempre d’opposizione. Consigli senza neppure le prolisse e roboanti dichiarazioni del Sindaco, che hanno caratterizzato le prime assise. Probabilmente c’è poco da dire, per chi alla fine non riempie di contenuti quello che promette.
Chissà cos’ha pensato il nostro Sindaco, sentendo il Presidente Marcegaglia nell’assemblea generale tenutasi il 26 maggio, quando ha parlato della mancata crescita, del non decidere come “un progressivo accumularsi di compromessi , scelte non fatte, volontà di non scontentare nessuno, responsabilità non assunte fino in fondo, incapacità di programmare”. Non sappiamo se a lui è venuto in mente qualcosa, ma a noi sì: l’attuale situazione politica di Busto Arsizio. Una città che appare immobilizzata, priva di un centro direzionale, della necessaria pianificazione. Toccata dal bacio della regina delle nevi, se in area pedemontana non suonasse ridicolo.
Decisionismo, porta il titolo un editoriale del nostro direttore. Non è un termine granché bello. Dal dizionario, nella sua accezione politica:”Pratica di governo caratterizzata dalla tendenza a prendere decisioni senza consultare gli organi rappresentativi competenti o comunque tenendone scarsissimo conto”. Detta così, credo non fosse nell’idea di chi l’ha utilizzata. Decisione, piuttosto, come chiarezza di obiettivi, disponibilità al confronto, messa in opera. RESPONSABILITA’. Questo è il ruolo che chi governa deve esercitare.
Chi è all’opposizione ha l’obbligo di una risposta chiara, una volta per tutte, a una richiesta di spiegazione che lo è altrettanto.
Il PD non ha la guerra nel suo DNA. Non ha nemici, solo avversari politici. Questo è patrimonio del suo agire politico, che il partito a Busto non ha concordato, non intende concordare, non concorderà con chicchessia. Questa è la linea del PD e dei suoi organismi dirigenti. A nessuno è consentito un comportamento differente.
La lista della spesa dei problemi da noi sollevati, non tenuti in seria considerazione dalla maggioranza quando non addirittura bocciati, è lunga. Altre volte abbiamo dimostrato su diverse questioni spirito costruttivo e collaborativo, consapevoli che a richiederlo era il bene della città, non quello della maggioranza o dell’opposizione. I temi sul tappeto che secondo noi vanno sviscerati e discussi li abbiamo posti, e spesso. Il problema è altro: qualcuno viene anche trattato, raccomandazioni e mozioni hanno raccolto un consenso bipartisan. E poi? E poi nulla. Tutto resta uguale a prima.
Oggi è tempo di bilancio. Per noi, per la città. Non abbiamo timore a dire che sono stati ereditati problemi complessi. Uno per tutti: l’indagine della corte dei conti, la macchina comunale in stand by.
Ma un problema non può trasformarsi in alibi per l’inattività, per l’assenza di cambiamento, per l’isolamento. Per anni le precedenti maggioranze sono state accusate di “volersi” isolare, di pensarsi autosufficienti, di non coltivare rapporti con il territorio circostante. Vero o falso, non è questo il punto. Oggi la sensazione è che siamo isolati perché ininfluenti; che il territorio circostante non abbia poi tutta quella voglia di dialogare con noi, visto che può organizzarsi da sé e rapportarsi positivamente a realtà vicine.
Altre opposizioni, non tutte, in sede istituzionale scelgono, legittimamente, modalità diverse di comportamento personale nei confronti di chi non la pensa allo stesso modo. Per quanto poi attiene alle coordinate politiche, con alcuni sono in parte divergenti, avendo fatto una campagna elettorale contrapposta. Con coloro i quali hanno condiviso con noi candidato sindaco e programma politico, non vi sono state da subito le condizioni per un percorso condivisibile, per quanto difficile. Perché, probabilmente, il legame politico era sbagliato fin dall’inizio nell’impostazione e nel merito, come proprio quelli che più credevano nella coalizione si sono ben presto resi conto. Non è un caso che alla fine, anche a livello provinciale e nazionale,le strade si siano divise. In questo forse Busto è stata purtroppo precorritrice dei tempi.
Bob Kennedy, di cui ricorre il quarantesimo dell’assassinio, disse:” Un governo si può fare con chiunque, o quasi, una politica no.” Kennedy voleva restituire il carattere di comunità a una entità atomizzata e disgregata: può essere una politica su cui lavorare anche oggi e qui.Speriamo che la spiegazione sia chiara, se no la colpa è solo di chi ha provato a spiegare.

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