domenica 20 luglio 2008

SIAMO UNA CITTA' "LEADER" Ma in tema di inerzia

In questi giorni abbiamo assistito al piccolo scontro mediatico fra alcuni giovani di “Reclaim The Street” e Azione Giovani. Dopo la mancata autorizzazione del Comune alla manifestazione di Reclaim, priva della documentazione per la somministrazioni di alimenti e bevande, è seguito il picchetto di un gruppetto di persone davanti al comune. La protesta veniva commentata da un acceso comunicato di Azione Giovani, del tipo: tanto rumore per nulla, bastava seguire le regole!
Da questa scaramuccia fra organizzazioni di ragazzi, nasce lo spunto per una riflessione sulla situazione giovanile e le istituzioni cittadine.
La prima cosa che sorprende è la deriva presa dal vivace battibecco. Il problema oggettivo riguardava le regole da rispettare nella prassi normale delle richieste. Certo un po’ farraginose, ma valgono per tutti, e tutti si cerca di rispettarle. I commenti apparsi poi sulla stampa hanno invece preso un taglio tipicamente “di parte”. Uno di questi, a firma di “Reclaim the street”, dice testualmente: ” Siamo in grado di dire cose molte intelligenti. Siamo in grado di costruire e vogliamo costruire ma a nostro modo. Della legalità e della disciplina tanto decantate a noi non importa nulla. Il fascismo e le destre conservatrici difendano queste prassi, difendano queste ideologie noi facciamo altro, difendiamo il nostro modo di vivere e rivendichiamo un modo diverso di fare iniziativa politica, assolutamente in autonomia da partiti ed istituzioni.”
Lo riportiamo in quanto rappresentativo della piega assunta dal diverbio. Fascismo, antifascismo, destra, sinistra, legalità sì legalità no, chi fa cosa, chi non fa, perché lo si fa e chi è più bravo dell’altro. Per fortuna i commenti erano on line, e quasi certamente i cittadini di Busto non se ne sono neanche accorti. Però a chi come noi era attento, è parso fuori luogo e fuori tempo un dibattito che ha assunto i toni dello scontro ideologico. Perché accade? Perché, pur da posizioni diverse, non si riesce ancora a discutere senza dividersi secondo parametri che per giovani e giovanissimi possono rappresentare certo un momento di riflessione storica, e avere un riflesso nelle relazioni politiche, ma oggi non tali da impedire un dialogo costruttivo?
Però…che fanno i “grandi” (in senso anagrafico), soprattutto chi ha responsabilità amministrative?
E’ passato più di un anno dalla creazione della Fondazione Blini, avvenuta il 19 Aprile scorso da parte della Provincia. Un ente destinato a soddisfare una serie di attività culturali e di intrattenimento legate al campo delle arti figurative, dello spettacolo e della musica per favorire lo sviluppo dei giovani sul piano culturale e sociale. Istituzione preceduta, accompagnata e seguita da innumerevoli polemiche: chi ne contestava le modalità di costituzione, chi il tipo di Fondazione, chi l’intitolazione a Giovanni Blini. Legittimamente, è chiaro. E certo un iter migliore si poteva seguire.
Quello che, a nostro avviso, non si doveva fare, era tirarsene fuori, alimentando uno scontro fra “noi” e “voi” che in apparenza avrebbe contrapposto i più giovani, ma forse trovava giustificazione più che altro nelle genesi politiche degli adulti.
Il Comune di Busto Arsizio sarà cofondatore della Fondazione, chiamato a valutarne lo Statuto esistente, per verificarne l’adeguatezza e la rispondenza ai propri orientamenti. A più di un anno di distanza, tutto è fermo. Ogni tanto qualche nota polemica si risente, segno che la brace cova sotto la cenere e aspetta il momento opportuno per divampare.
Perché non si muove nulla? Perché chi governa la città non ha utilizzato il tempo a disposizione per discutere, sviluppare un progetto, coinvolgere i ragazzi? L’unico protagonista della vicenda è stato Reguzzoni. Sindaco e giunta sono andati a ruota, offrendo l’impressione di non sapere veramente nemmeno dove andare.
Ad oggi, abbiamo fatto una sola commissione sullo statuto, con nessun risultato.
Da oltre un anno c’è in campo una mozione del PD, che chiede di attivare un contributo dei centri di ricerca, esperti nelle discipline manageriali applicate alla gestione delle agenzie culturali. Aspetta ancora di essere discussa. Eppure propone un metodo diffuso e consolidato. Come ha fatto la Fondazione “1860-Gallarate Città”, di cui anche la Provincia di Varese è uno dei soci fondatori, servendosi della LIUC. Perché Busto no? Dobbiamo sempre arrivare in ritardo, poveri di idee, lenti nel fare, prestando il fianco allo scontro frontale. Che senso hanno un Consiglio di Amministrazione, un Direttore e un Comitato Scientifico “ibernati” fino a quando non saranno pronti i locali dell’attuale sede del Liceo Artistico? Sarebbero in grado di trovarsi, lavorare da subito, coinvolgere energie.Potremmo fare mille cose, e non le facciamo. Siamo una città leader, ama dire il nostro sindaco. In quanto a inerzia, lo siamo davvero. I migliori.

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