sabato 5 aprile 2008

NO GUERRA Il rischio di diventare minoranza: pericolo o fantasia?

Durante la Settimana Santa è salita agli onori della cronaca una notizia che ha suscitato scalpore. Al punto da meritare un accenno sulla stampa nazionale. Nella bufera il liceo Classico Daniele Crespi, dove un ragazzino di sedici anni ha pubblicato un articolo sul giornale della scuola dal titolo quanto mai emblematico:”I musulmani ci mangeranno tutti”. Il resto è facilmente deducibile. Si grida all’invasione islamica, con relativi numeri un po’ bislacchi, al pericolo di un nostro futuro asservimento, al rischio di diventare minoranza. Si indica nei valori di eguaglianza, fratellanza, libertà di religione la possibile radice del problema, criticando Papa Ratzinger perché "stringe la mano ai musulmani". Il tutto fino al vertice finale. Lo riportiamo, perché è importante per quanto diremo:” Possiamo decidere di scrollare le spalle e accettare questo triste destino, oppure di armarci di maiali e di dichiarare guerra ai musulmani”. Nientemeno.
Vi sono state, com’è ovvio, una serie di reazioni all’accaduto.
Netta la condanna della Preside: grave offesa alla libertà di religione, al limite dell’incostituzionalità, mancanza di regolare autorizzazione del giornalino, sospensione dello stesso e reprimenda al giovane autore. All’articolo si contestano gravi errori culturali e storici, contrari ai principi dell’istituto.
Poi il Corsera, che parla di “armamentario xenofobo dell’estrema destra” confluito nell’articolo. La sinistra comunista di Busto trova il modo per rifarsi delle critiche al Valentino Gay per rilanciare: “Fummo attaccati in nome di Dio e famiglia, mancava solo la Patria (vista la ventilata invasione mussulmana) ed il quadretto di una Busto da Ventennio è composto…A 60 anni dalla Costituzione forse bisogna ricominciare una lotta di Liberazione da un pensiero sempre più dominante, e ricominciare a discutere di civiltà”.
Guerra ai musulmani, guerra di Liberazione…guerra: è il vocabolo dominante. E’davvero questo che pensiamo e vogliamo?
No! A nostro avviso è questa la risposta sana di una città sana, che vive le contraddizioni del presente ma non è un covo di contrapposte guerriglie.
No, perché rileggendo il pezzo del giornalino scolastico con razionalità – e ce ne vuole per farlo, questo sì! – non la prima, e forse neanche la seconda reazione, ma la successiva mette in evidenza un aspetto che a noi sembra prevalente. La paura.
Dietro quelle roboanti e inaccettabili affermazioni che vi sono contenute vi leggiamo soprattutto la paura di fronte ad un mondo che cambia rapidamente, e in cui quello che sapevi e vedevi e hai vissuto anche nei pochi anni di vita che ti appartengono, sembra messo in discussione. Il fatto che molti ragazzi non sentano questa paura, non significa che non ve ne siano altri che ne sono afferrati, e che verosimilmente il ragazzino del Crespi - adesso spaventato e pentito- ha rappresentato. Con assoluta mancanza di rispetto per i nostri valori, e con una buona dose di volgarità, certo.
Ora però gli adulti, la classe politica, gli educatori e le famiglie hanno due vie da percorrere. La mera censura, politicamente corretta. La comprensione del fenomeno, politicamente e pedagogicamente fertile.
La maggioranza può costringere al silenzio le voci che non piacciono, ma non può impedire che la propaganda, la suggestione, l’influenza ottenuta con l’ossessiva riproposizione da parte degli adulti – e di certa stampa, di certi sedicenti intellettuali - di quegli stessi messaggi incivili e razzisti, operi un’azione di violenza implicita. Lo scrittore Antonio Scurati scrive sul Corsera, a proposito di questo episodio, che gli adolescenti sono i più esposti a recepire messaggi xenofobi perché “ormai privi di cultura politica”. Ormai privi a sedici anni? Devono cominciare adesso a costruirsi una cultura!
Il radicamento è uno dei bisogni più importanti. Mediante la partecipazione naturale ad una collettività che conservi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro, la persona ha una radice. Lo sradicamento genera paura. Eppure scambi di influenze fra ambienti molto diversi sono altrettanto importanti, perché oltre ad un arricchimento rendono più vitale la propria identità.
Scriveva Simone Weil: “L’educazione – abbia per oggetto bambini o adulti, individui o un popolo, o anche se stessi – consiste nel dare origine a moventi. L’indicazione di quel che è vantaggioso, di quel che è obbligatorio, di quel che è bene, compete all’insegnamento. L’educazione si occupa dei moventi per l’effettiva esecuzione…Voler condurre creature umane verso il bene indicando soltanto la direzione, senza essersi occupati dei moventi necessari, equivale a voler mettere in moto l’automobile senza benzina, premendo sull’acceleratore”.Moventi= ragioni, esempi, stimoli. Quali ragioni, quali esempi, quali stimoli danno molti adulti? Rispondiamo, e avremo qualcosa di positivo da dire al nostro giovanissimo concittadino.

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