martedì 7 ottobre 2008

COMMEDIA GIA' SCRITTA "Rimpasto di Giunta" non solo questione di forma

I pochi giorni di vacanza volano. Li aspetti un anno, e prima ancora che te ne accorga sono passati. Niente di più banale, eppure niente di più vero. Una storia che si ripete a ogni anno che passa.
Fra le cose che più si apprezzano nei giorni di riposo vi è quello “staccare la spina” che non è tanto, o non solo, sospendere il lavoro per un poco. Nella nostra cosiddetta società post-moderna e ultra mediatica anche il bombardamento di informazioni, soprattutto per chi si occupa di politica, è spesso una delle principali cause di stress. Per questa ragione chi ha avuto la fortuna di andare via – e ricordiamo i tanti, troppi, che non possono godere di questo privilegio - quando ritorna è spesso preda di una sorta di smarrimento. Pieni di buona volontà e di energia, ci aspetteremmo una ripresa vivace e operosa, all’altezza dei problemi che si devono affrontare. Poi, dando un veloce sguardo al dibattito politico-amministrativo, e ci riferiamo a quello cittadino, l’entusiasmo se ne va, come le belle giornate, il ricordo del mare, del sole e delle buone letture rimandate durante l’anno e godute in piena tranquillità.
Già di per sé la situazione generale non è delle migliori. Le prospettive di crisi economica in tutti i Paesi dell'Unione Europea sono sempre più nere: giù i consumi, giù gli investimenti. Per noi, che siamo sicuramente messi meno bene dei cugini europei, la situazione è ancora più preoccupante.
I cittadini al ritorno dalle ferie hanno trovato rincari in ogni settore: bollette - energia e gas in testa -, libri di testo, generi alimentari, carburante. Tranne stipendi e pensioni, tutto sale. La manovra fiscale sembra scaricare tutti i costi su Regioni e Comuni, già da tempo in difficoltà con i bilanci. Fra ottobre e dicembre prossimi il Parlamento dovrebbe votare la legge delega sul Federalismo - rispetto al quale come forza politica non abbiamo pregiudiziali - ma che va verificata nei dettagli poiché i costi economici e sociali per la collettività non sono ancora quantificati. Approvare una riforma di queste proporzioni in così breve tempo può far correre il rischio di varare un aborto informe se non addirittura un mostro legislativo. Per di più in tempi di recessione e di estrema preoccupazione del gettito tributario. Ci auguriamo che alcuni nodi spinosi, come la ripartizione di Irpef e Iva tra centro e periferia, vengano affrontati già nella legge delega, senza rinviarli. Al momento sui comuni pesa come un macigno l’abolizione della tassa sulla casa, ma già si pensa di reintrodurla in qualche nuova forma.
E a casa nostra di cosa si parla? Sembra che due siano i tormentoni che sono stati al centro dell’attenzione, peraltro non troppo alta, nella stagione che sta per concludersi. Il principale è quello legato al rimpasto di giunta.
Non è una questione di sola forma. Investe la sostanza di un’azione amministrativa che, a poco più di due anni dall’insediamento, non ha dato grandi segnali di capacità decisionale ed efficacia. Da mesi abbiamo due assessori dimissionari, in settori importanti come il bilancio e il personale. Si pensi alle misure della finanziaria, al federalismo fiscale e al rilancio della pubblica amministrazione: è chiaro che tirare in lungo nel definire un esecutivo che sia nel pieno dei suoi poteri è un segnale di debolezza politica. La stessa che si rivela quando si annuncia per ferragosto la chiusura del cerchio, e poi non si tiene fede alla parola data. Meglio tacere.
La mancanza di una leadership cittadina forte e credibile è sotto gli occhi di tutti. Le difficoltà di tenere insieme una coalizione sono innegabili, i problemi iniziali anche. Ma ci sono amministratori capaci che lasciano il segno. Non sembra il caso di Busto. A nostro avviso, il difetto principale è dato dalla mancanza di una progettualità politica che, al di là della spartizione delle poltrone, costituisca un saldo punto di riferimento per chi deve decidere e motivare la squadra di governo. Un difetto di “fabbricazione” della giunta Farioli, che temiamo non sarà superata nel resto della legislatura. Poco importa quale partito comanda e chi avrà questa o quella poltrona, per quanto poco decoroso a volte si presenti lo spettacolo. La commedia sembra già stata scritta, e gli attori la recitano.
Purtroppo per tutti noi, per i cittadini e la città. Che ha bisogno di muoversi e riprendere slancio, mentre sembra ingessata e incapace di darsi un’accelerazione. Le forze produttive, le potenzialità innate di una città orgogliosa e capace sono pronte a rispondere all’appello. Ma la politica sembra incapace di lanciarlo. Un’afasia che rischiamo di pagare per molti anni. P.S. Il secondo tormentone ci riguarda direttamente come Partito Democratico, e investe le modalità della nostra opposizione. Ne abbiamo già parlato più volte, e ne riparleremo. Il dubbio che ci coglie è uno solo: non è che qualcuno vuole farci giocare al suo gioco, stabilendo modalità e contenuti? Si rassegni: possiamo giocare bene o giocare male, ma di certo non ci facciamo dettare le mosse. Da nessuno.

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