martedì 7 ottobre 2008

A futura memoria dei cittadini di Busto Arsizio, per quando torneranno a votare, perché valutino con attenzione i comportamenti e i risultati di chi li governa.
La settimana politica di questo irrequieto e temporalesco fine luglio si apre con un episodio che vale una riflessione, più ancora che un commento di parte, magari rilasciato a caldo ai media che telefonano alle opposizioni.
Cosa che a dire il vero non è nemmeno avvenuto.
I fatti, prima di tutto, come si evincono dalla lettura dei giornali.
Farioli domenica legge in un quotidiano locale che l’assessore di Forza Italia Massimo Buscemi, gallaratese, ha rilasciato un’intervista in cui dice che il sindaco di Busto deve scegliere fra l’amministrazione civica e il consiglio regionale, ruoli che la legge ritiene incompatibili. Una banalità, nella sua evidenza.
Non la pensa così il nostro primo cittadino, che “prende il cappello” ( a luglio? però domenica pioveva, questo è vero) e manda "sms” (sic!) in cui rileva nelle parole dell’autorevole collega di partito un’ingerenza negli affari di casa nostra. E proprio nel delicato momento in cui si tratta della redistribuzione delle deleghe assessorili. Come si sa, Buscemi è presidente onorario dell’Associazione Dialogando, che raccoglie le forze di una delle componenti di FI a Busto. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Così il sindaco chiede ed ottiene le deleghe degli assessori del suo partito, che gli rinnovano la fiducia – e ci mancherebbe - fa discutere la Lega che parlando a due voci lascia qualche dubbio sulla soddisfazione o meno rispetto alla decisione assunta, mentre Alleanza Nazionale dice di non essere stata consultata.
Ci sorge un dubbio: ma in comune non fanno gruppo unico, quello del PdL? Sorvoliamo.
La motivazione di Farioli per avere in mano le dimissioni dei suoi si basa fondamentalmente su questo ragionamento. Il cambio degli assessori, iniziato in sordina con due di loro, per motivi personali e professionali, non è “un semplice rimpasto…significa che sono totalmente a disposizione della città, una prova di orgoglio, dignità e fiducia”. Dunque, proviamo a trarne delle indicazioni.
In primo luogo, il Sindaco parrebbe scegliere di rimanere tale, stando a quanto si legge, e rinunciare alla regione. Non è una novità, dice di avere “nel cuore” la decisione, per cui quando i cittadini leggeranno queste righe il cuore si sarà pronunciato.
Però: cuore o testa che sia, sta usando questa sua doppia collocazione come una sorta di strumento di ricatto. O mi fate fare quello che voglio senza troppi condizionamenti, oppure… Segno evidente che le tensioni all’interno della coalizione ci sono, e debbono essere pesanti. Forse ancora maggiori sono le sue difficoltà con il partito di maggioranza, vale a dire FI, quello a cui appartiene.
Che cosa poi voglia fare, e su cosa non sia supportato, ammettiamo di non averlo capito. Certo per insipienza nostra. Ci consola non essere gli unici, visto che molti cittadini la pensano come noi.
Però una prova di forza che si appoggia alla stampella di un piccolo ricatto politico, o qualcosa che vuole apparire tale, a noi sembra più che altro un segnale di debolezza. Della serie: voglio ma non posso, per cui o ci provo adesso o resto imbrigliato fino a fine legislatura.
In seconda battuta, quanto sta accadendo mette in evidenza altre difficoltà della politica. Una è quella del rapporto “primo cittadino” e partiti. L’abbiamo sperimentato nella precedente legislatura, in forma abnorme, lo ritroviamo in modalità diverse anche oggi. Ma certo non possiamo fingere che non ci sia un’analogia, che potrebbe valere in linea di principio per qualsiasi coalizione.
L’altra è la totale insignificanza degli accordi programmatici prima delle elezioni. Se avessero peso, capiremmo quali contenuti dividono, e chi, e perché. Non è così. Alla città mancano ancora le coordinate per scelte strategiche su partecipate, urbanistica, trasporti. E’ necessario sapere se l’idea di una convergenza sanitaria con Gallarate è stata abbandonata o meno. Sono questi o altri i problemi che dividono?
Certo ci sono momenti in cui è necessario un lavoro di riorganizzazione e razionalizzazione, anche per errori e inefficienze di chi è arrivato prima, ma la legislatura è una, e al più può essercene un'altra, che noi certo non ci auguriamo.
Per la prima, i tempi stringono. La partita si giocherà in casa della maggioranza: loro decideranno le squadre, gli arbitri, i guardalinee, gli speaker. Anche il risultato? Ovviamente, ma quello in camera caritatis, come si dice.
Ci viene chiesto di non disturbare il seminatore di entusiasmo (Farioli).
Ci mancherebbe! Non che al momento se ne veda molto in giro, ma speriamo che la semina porti al raccolto. O il declino sarà molto meno entusiasmante, e la città chiederà il conto.

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