martedì 7 ottobre 2008

DECIDERE E... CONTROLLARE Eravamo e siamo all'opposizione, non rifuggiamo dal dibattito

Accettiamo di buon grado il confronto proposto dal nostro direttore e interveniamo nel dibattito sulla recente, ma intensa, “storia politica” di Busto. La discussione è stata aperta dal collega Bottini, con un’analisi sull’acquisto del calzaturificio Borri e la mancanza di un adeguato utilizzo che a tutt’oggi lo caratterizza. Poi, stimolato da chi ci ospita, sempre Bottini apre una riflessione dal titolo “Dove eravamo” negli ultimi quindici anni?
Per quanto ci riguarda, una cosa è certa. Eravamo, e siamo, all’opposizione. Sia prima, negli anni a monocolore leghista, che dopo, quando chi stava all’opposizione della Lega - e con accenti forti - ha deciso di allearsi con l’avversario di un decennio.
L’affermazione non venga letta come un voler rifuggire dalla serietà del dibattito. Per quanti limiti ed errori possano esserci imputati, onestà intellettuale vuole che non si possa equiparare, quanto a responsabilità concrete, chi deve amministrare e decidere con chi ha un ruolo di controllo. Non è un caso che quando iniziarono i problemi dell’impoverimento della macchina comunale, con tutto quello che ne è seguito, chi era all’opposizione ieri, e governa oggi pagandone lo scotto, non riuscì a contrastare il processo in corso. Governo e opposizione non sono sullo stesso piano.
Due elementi delle considerazioni di Bottini ci trovano comunque d’accordo. Temi scottanti come il Borri impongono una riflessione politica a tutto campo, che esula dal semplice riferimento urbanistico. Inoltre, se “la storia siamo noi, nessuno si senta escluso” come cantava De Gregori qualche anno fa, ogni realtà che ha un suo posto nell’economia cittadina – dai media alle imprese, dalle associazioni culturali alle istituzioni religiose – non può esimersi da un esame costruttivo del proprio operato. Perché, e questo è un fatto e non un’opinione, raramente hanno esercitato quella neutralità che a parole rivendicano e negli atti non praticano, o praticano molto poco.
Non possiamo che compiacerci con il nostro collega di Forza Italia che rileva oggi i salti acrobatici di qualche mezzo d’informazione. Speriamo non sia solo perché cavalca il baio altrui invece del proprio.
Alcune riflessioni di merito. Lo tzunami di Tangentopoli fu l’effetto, non la causa, della crisi che ha investito la politica e i partiti della prima Repubblica. La Lega ha saputo interpretare questo nuovo contesto. Forse, come dice Bottini, all’inizio con personale poco esperto, “raccogliticcio”, ma con un’intuizione iniziale in cui, accanto ad elementi identitari spesso folkloristici ed espressi in modo volutamente becero e aggressivo, ha accostato una difesa populistica ma elettoralmente efficace degli interessi dei territori. Questo le ha assicurato una rendita di lungo periodo, e un’occupazione dei gangli politici ed economici anche nella nostra città. Una domanda sorge spontanea: data l’analisi non proprio generosa che il collega opinionista fa degli anni di amministrazione leghista, perché poi si sono alleati? Banale la risposta: perché le alleanze non si decidono a casa nostra, ma a Roma o, se va bene, ad Arcore. Legittimo, ci mancherebbe. Ognuno fa quel che può. Però ricordiamolo, altrimenti risulta difficile comprendere i diversi capitoli di questa storia.
La difesa della patria che caratterizza AN, e il federalismo della Lega spinto a volte ai limiti della secessione, per esempio, non si ricompongono sull’altare degli ideali. Più facilmente, su quello dell’interesse a governare.
I ritardi del centrosinistra a capire questi e altri processi, le sue rigidità e divisioni, in una realtà che pur cambiando manteneva una fisionomia fortemente conservatrice, hanno rallentato la capacità di contrastare l’egemonia del centro destra. Privilegiando, inevitabilmente, una politica del “cosa non va bene”, pur necessaria, rispetto a una del “cosa si deve fare”.
Dal tono dell’intervento di Bottini notiamo un’autocritica non da poco. Quello che manca è però il pezzo più importante: oggi la Lega dovrebbe aver digerito la gestione in condominio – o no? – e le persone, se sono inadeguate, si possono cambiare. Anzi, si devono cambiare. E allora, alibi non dovrebbero essercene più.
Bottini, riferendosi al Borri, dice: ” scegliamo un’idea, fra le tante che vivono sommerse e per timore di contrasto non emergono, e trasparentemente cerchiamo dei partner”. Giusto. Scegliete un’idea, per favore. Sul Borri, su Piazza Solaro, sui servizi della zona industriale, su quello che vi pare. Ma scegliete. Perché se l’amministrazione leghista nei suoi primi anni è stata improntata al “freno a mano in ambito urbanistico” – e su questo abbiamo qualche dubbio, vedi Museo del Tessile e Molini Marzoli - la situazione attuale sembra caratterizzata dalla retromarcia della politica. D’accodo, le cose da sistemare sono tante. Ma sei anni di governo non sono bastati a farvi dire: “cosa devo fare per la mia città?”? Ci vuole un altro tzunami?

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