domenica 30 marzo 2008

PIANO STRATEGICO Il ruolo di Linate ha "pugnalato" Malpensa -poca solidarietà

Malpensa “tiene banco” nella discussione del momento, e lo terrà ancora per molto. Data l’importanza della posta in gioco è comprensibile. L’aeroporto è essenziale per lo sviluppo dei trasporti del sistema paese in generale, e del nostro territorio in particolare: che significa infrastruttura primaria della competitività del Nord, motore economico dell’Italia.
Nel numero precedente di questo giornale abbiamo letto con interesse l’editoriale di Gianluigi Marcora, così come l’intervento del consigliere Bottini. La frase che sintetizza il nodo politico nevralgico della situazione è di Marcora, in calce all’articolo del collega di Forza Italia. “Perché siamo arrivati a mettere mano al problema solo adesso?”.
Vale a dire: prima di arrivare ad una crisi senza ritorno, cosa si è fatto?
La situazione di Alitalia è critica da anni, e solo gli interventi statali allontanavano lo spettro del fallimento, e con esso le responsabilità di governi nazionali privi di un’idea di integrazione del complesso dei trasporti.
Giova ricordare che nel 2003 Alitalia ha perso oltre 520 milioni di euro, nel 2004 siamo saliti a 858. Nel 2005 il governo Berlusconi non privatizza , ma destina un miliardo di euro per la sua ricapitalizzazione senza delineare, questo è il punto, un piano industriale convincente.
Oggi Formigoni grida al delitto e sbatte le porte!
Dimentica che la difesa del ruolo di Linate ha pugnalato Malpensa, e intanto ogni piccolo aeroporto lombardo pensava a sé e non ad un sistema complessivo integrato. Nel contempo il governatore, al terzo mandato, non lavorava certo ad un progetto di riorganizzazione strategica del sistema aeroportuale del Nord, con Malpensa al centro della ristrutturazione. Non è un caso che non abbiamo avuto grandi espressioni di solidarietà da Bergamo o da Brescia, anzi. E per carità di patria non parliamo del Nord ovest!
Gli è sfuggito che il Comune di Milano ha utilizzato per sé gran parte degli utili di SEA, realizzati anche grazie a Malpensa, sottraendoli agli investimenti sull’hub.
Ogni industriale degno di questo nome si chiederebbe come mai il management dell’aeroporto non abbia predisposto piani strategici alternativi alla presenza di Alitalia, e anche perché l’azionista di riferimento di questo management non gli abbia chiesto di prepararli con il dovuto anticipo. Quale azienda privata delle dimensioni di Sea, caro Bonomi/Lega, non l’avrebbe fatto?
Questo è stato. Non si recrimina sul passato, si vuole capire per passare dall’analisi alle soluzioni.
Soluzioni rese possibili dal contesto, perché affidate alle “ragioni” del mercato. Malgrado le promesse e gli investimenti su Malpensa siano stati costantemente disattesi, l’aeroporto ha avuto ogni anno tassi di sviluppo a due cifre sia per movimento merci - + 9,7 nel solo 2007 -che per il trasporto merci - +16,2 nello stesso anno-.
Tassi di sviluppo che, se mantenuti e supportati, consentirebbero di recuperare le perdite dello spostamento dei voli di Alitalia da Malpensa a Fiumicino in un periodo relativamente breve.
Se il matrimonio fra Alitalia e Malpensa è destinato a finire, che finisca.
Ora dobbiamo governare questa fase di passaggio, e il ruolo del Governo Nazionale è quello di confermare l’impegno al completamento delle infrastrutture di servizio e di collegamento stradale e ferroviario di Malpensa, supportare i diversi livelli occupazionali con interventi anche straordinari, ri-trattare parte degli slot.
Le forze politiche locali, insieme alle parti sociali, svolgano la loro parte. Siano classe dirigente all’altezza delle potenzialità di sviluppo di questo territorio, senza il quale l’Italia intera pagherebbe costi pesanti.
Dopo gli Stati Generali della Provincia, in cui fra le tante parole, spesso strumentali alla polemica, quelle bipartisan sono state: fare sistema e difendere una struttura industriale per noi vitale, ci aspettiamo i fatti.
Si dimostri ai cittadini che un hub potenziale non verrà ridotto a complesso aeroportuale minore, con servizi di serie B e prevalenza di voli low cost che serviranno solo a depotenziarne lo sviluppo, penalizzare il lavoro, peggiorare le condizioni ambientali. Condizionando negativamente il nostro futuro per decenni.
Recuperi autorevolezza l’amministrazione di Busto nel mettere in campo,da subito, tempi e modi certi nell’utilizzo dei fondi per la realizzazione del Piano Strategico di area vasta e del Piano di Mobilità. Il riscatto di credibilità della classe politica passa da casa nostra. Non perdiamo l’aereo

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